Episodi
Click here to read this page in English
 

"Lady Oscar" andò in onda per la prima volta in Giappone su NTV (Nippon Television): veniva trasmessa al mercoledì sera, dalle 19:00 alle 19:30. Il primo episodio comparve in tv mercoledì 10 ottobre 1979 e l'ultimo fu visto il mercoledì 10 settembre del 1980.


LA PRIMA MESSA IN ONDA DELLA SERIE,
FU UN CLAMOROSO... INSUCCESSO!

Doppiaggio
Gallerie - Anime
Galleria Personaggi
Michi Himeno Gallery

 

Anime Comics
Artbooks & Special Ed.
 
Video: Giappone
Video: Italia
Video: nel mondo
Musiche: Giappone
Musiche: Italia
Musiche: nel mondo

Il cartone animato tratto dal manga "Berusaiyu no Bara" e conosciuto in Italia con il titolo di "Lady Oscar", fu realizzato molti anni dopo la prima edizione del manga: il manga originale fu edito in Giappone nel 1972 ma i fans dovettero aspettare fino al 1979 per vederne la trasposizione in anime. Il motivo di questo ritardo fu dovuto essenzialmente agli indugi di Riyoko Ikeda, che per anni rifiutò di concedere i diritti della propria storia ai produttori televisivi, probabilmente temendo che il proprio lavoro sarebbe stato stravolto e che il successo del manga stesso avrebbe finito col risentirne negativamente.... e forse anche un pochino per gelosia, chissà...

Nel 1978 però Riyoko Ikeda si decise a concedere i diritti della storia ad un famoso produttore giapponese, MATAICHIRO YAMAMOTO, per la realizzazione del film con attori veri e di lì a poco (nel febbraio 1979) sempre lo stesso Yamamoto avrebbe curato il progetto della tanto attesa serie a cartoni animati, in collaborazione con altri produttori giapponesi, ricordiamo Shunzo Kato (o Syunzo Katoh) e Seiichi Ginya. (In foto, Mataichiro Yamamoto)

La realizzazione della serie televisiva, per la quale Riyoko Ikeda era stata corteggiata da anni, visto il successo enorme del manga che faceva ben sperare in un audience favoloso, trovò finanziatori nei più grandi leaders dell'industria giapponese: prima fra tutti la Shiseido, che improntò tutta la campagna pubblicitaria dei propri cosmetici, in quegli anni, sulla Rosa di Versailles.

Tra i finanziatori troviamo anche la Toho Co., casa di produzioni cinematografiche (allora già detentrice dei diritti delle produzioni legate alla Takarazuka Revue), e la Kitty Records, music house giapponese a cui sono legate le più prestigiose edizioni audio e video dell'anime originale. E ovviamente la Nippon Television, il tv network giapponese che avrebbe poi trasmesso l'anime per la prima volta.

La produzione del cartone animato avrebbe portato la firma della TOKYO MOVIE SHINSHA (TMS Entertainment Ltd.) che è attualmente, insieme a Riyoko Ikeda, la detentrice dei diritti di copyright sul cartone animato.

 Selezionare il team di realizzazione impiegò i produttori dal febbraio al maggio del 1979.

Le speranze dei finanziatori erano tali, in seguito al successo avuto dal manga originale, che gli investimenti furono altissimi e i produttori non potevano rischiare di fare scelte azzardate, per questo andarono "sul sicuro" offrendo il lavoro alla ARAKI Production, ossia al team di Shingo Araki, già celebre per l'egregio lavoro svolto in Grendizer (Ufo Robot). Uno dei fattori determinanti di questa scelta fu il fatto che Shingo Araki prestava particolare attenzione all'estetica dei personaggi (cosa del tutto nuova per gli anime di quel periodo) e per Berubara il fascino dei protagonisti sarebbe stato un fattore determinante. (In foto, Shingo Araki)

Ovviamente determinante sarebbe stata poi la scelta del regista e si deve notare che la regia del cartone animato fu alquanto controversa. I produttori avrebbero voluto Osamu Dezaki già dal principio ma Osamu Dezaki rifiutò a causa di altri impegni e quindi la scelta ricadde su Tadao Nagahama: tutti e due avevano un curriculum di pregio in seguito al lavoro in altre serie televisive di successo... inutile dire che comunque nessuno dei due se ne intendeva molto di anime-shoujo, visto che principalmente avevano curato regie di serie sui super robots! Anche Nagahama dal principio non manifestò interesse per il progetto ma infine accettò l'impegno, avendo saputo di dover lavorare insieme a Shinko Araki, più che altro per il prestigio che sarebbe derivato dall'affiancare il proprio nome a quello di un disegnatore così quotato. Si dice che Tadao Nagahama abbia letto tutto il manga in una notte, per poi presentarsi al lavoro carico di ispirazione... tuttavia i migliori fan di Berubara sanno che il contributo di Nagahama a questa serie, fu quello che meno ne contribuì alla fortuna, anzi. (In foto, Tadao Nagahama)

La realizzazione della colonna sonora fu affidata ad un compositore allora 31enne, Kouji Makaino: ne derivò la colonna sonora forse più bella tra tutte quelle mai scritte per un cartone animato, che avrebbe fatto poi da trampolino di lancio per la brillantissima carriera futura dell'artista. Merita menzione anche l'interprete delle due sigle originali dell'anime, Hiroko Suzuki. (Nelle foto, Kouji Makaino e Hiroko Suzuki)

Nonostante tanta cura nella scelte di realizzazione, dal team di animatori, alla regia, alle musiche, ai doppiatori (per scegliere i quali ci fu una vera e propria caccia agli attori giapponesi più quotati), la serie non fu un successo e lo si capì subito dallo scarso ascolto delle prime puntate. Tra l'altro i lavori di realizzazione erano molto in ritardo con i tempi previsti dagli investitori,  cosicchè la NTV dovette risolversi a mandare in onda le prime puntate, prima che il resto della serie fosse stato terminato e addirittura le ultime puntate andarono in onda a distanza di pochi giorni dal montaggio.... sulle puntate finali si notano anche delle imprecisioni dovute a questa fretta...

Insomma... fu un insuccesso... Forse l'anime andò in onda troppo tardi rispetto alla prima pubblicazione del manga, cosicchè chi si era appassionato alla storia originale era ormai troppo adulto per seguire con interesse un cartone animato. Ma più probabilmente il motivo dell'insuccesso fu che il manga originale era stato troppo innovativo e trattava temi assai delicati per l'epoca, tanto più per un pubblico di teenagers: l'ambiguità sessuale di Oscar soprattutto. 

Sembrò allora che certi aspetti della storia originale dovessero essere mascherati e purtroppo, fatto questo, le prime puntate del cartone animato diventarono un susseguirsi di duelli e battibecchi di corte: uno stile "3 moschettieri", che non aveva niente a che fare con il significato ben più profondo, dato da Riyoko Ikeda alle vicende dei propri personaggi. Uno stile che fece addirittura infuriare i vecchi fans di Berubara...

Dopo l'insuccesso delle prime 10 puntate, apparve quasi positivo che i tempi di realizzazione fossero andati per le lunghe e che il resto della serie non fosse stato ancora disegnato, perchè cio' permetteva il tentativo di risollevarne le sorti, introducendo cambi radicali soprattutto nella regia. Alla regia infatti era data la colpa principale della sempre minore risposta di audience e sembrò quanto mai necessario convincere il tanto voluto Osamu Dezaki a prendere le redini del lavoro. Osamu Dezaki lo fece ufficialmente a partire dal 18mo episodio della serie, anche se praticamente la regia di Tadao Nagahama terminò già al 12mo episodio. (In foto, Osamu Dezaki).

Osamu Dezaki nel frattempo aveva avuto modo di sviluppare una maggiore sensibilità nei confronti della storia originale, senza contare che aveva già lavorato con Shingo Araki e ne conosceva bene le potenzialità, abbastanza bene per spronarlo a dare il massimo. A partire dall'episodio 18 di Lady Oscar, si nota quindi un cambiamento radicale nell'andamento della storia, le vicende si fanno più intime e l'attenzione inizia a spostarsi sulle passioni dei personaggi, più che sui fatti storici. Il contributo di Osamu Dezaki fu effettivamente positivo: con il suo intervento riuscì a creare maggiore affiatamento nel team degli animatori ma non solo, essendo egli stesso un disegnatore di fumetti, fu in grado di suggerire scelte tecniche che si rivelarono poi molto felici: ricordiamo per es. la sua particolare ammirazione per Michi Himeno, comprimaria di Shingo Araki, il cui intervento nelle sequenze dell'anime si farà via via più importante, tanto che il suo nome è adesso legato stabilmente a quello di Shingo Araki quando si citano i disegni dell'anime di Lady Oscar. (In foto: Michi Himeno e una sua caricatura, autografata)
Per chi ancora non lo sapesse, a Michi Himeno si devono i più bei ritratti di Oscar che ricorrono nell'anime e primo fra tutti, quello della sigla iniziale in cui Oscar si trova avvolta tra le spine (lo stesso che fa da sfondo alla parte superiore di questa pagina)... un'immagine che a suo tempo aveva fatto veramente scalpore in Giappone, così come quella di Oscar nuda tra le braccia di Andrè, la sera della "promessa" (quando i due si vedono nel bosco, abbracciati, in piedi, Oscar di spalle...), anch'essa di Michi Himeno. Quindi, se avete amato questo anime, mi raccomando, non dimenticate il nome della sua più amata disegnatrice, ok?

Non bisogna pensare comunque che con l'entrata alla regia di Osamu Dezaki, le sorti del cartone animato si siano immediatamente risollevate: in realtà la prima programmazione di Lady Oscar rimase un insuccesso. I cambiamenti introdotti rispetto al manga originale non furono apprezzati. In buona parte del Giappone, il calo di audience portò alla decisione irrimediabile di interrompere la programmazione della serie al 23mo episodio, dopo il quale fu mandato in onda un episodio di montaggio, intitolato "Versailles no Bara: Moetsukita bara no shozo" (Ritratti di rose consumate dal fuoco), che riassumeva l'esito della storia.

Solo nella zona di Tokyo la serie fu trasmessa fino alla sua conclusione e poi fu presentato anche un episodio di lunghezza doppia, montato per commiato ai fan, per lo più sconosciuto al di fuori del Giappone, intitolato "EPISODIO 41 - Versailles no Bara to Onnatachi" (Le Rose di Versailles e le Donne). Siamo al mercoledì 10 settembre del 1980.

Lo scarso successo riscosso in Giappone non impedì comunque che l'anime venisse esportato in Europa. Al contrario che nel Paese d'origine, in Europa il manga originale non era conosciuto prima che venisse diffuso il cartone animato e quindi il giudizio dei fan su questa serie fu più oggettivo nei confronti dell'espressione artistica del team di produzione. 

Il successo di Lady Oscar in Europa e il successo che intanto Shingo Araki e Michi Himeno stavano riscuotendo in Giappone, grazie alle altre serie di anime disegnate nel frattempo, indussero finalmente la critica giapponese a riconsiderare il proprio atteggiamento nei confronti di questo cartone animato, che quindi iniziò ad essere veramente apprezzato in Giappone solo a partire dalla fine degli anni '80.


Secondo le mie conoscenze, ad oggi la serie è stata doppiata in queste lingue: italiano, francese, tedesco, catalano, portoghese, finlandese, cinese, cinese mandarino, koreano, arabo. Devo dire che al momento possiedo tutte queste versioni dell'anime, tranne quelle in lingua portoghese e finlandese... pertanto se qualcuno le avesse a disposizione e volesse mettersi in contatto con me, lo apprezzerei moltissimo.

Concludendo bisogna riconoscere che Lady Oscar (l'anime) è qualcosa di essenzialmente diverso da Berusaiyu no Bara (il manga): vi trionfano due personaggi in particolare, Oscar e Andrè , e una Rivoluzione che è più interiore che storica. Lo si puo' considerare come il dramma di due vite, travolte da un tragico destino e l'epoca storica nella quale si svolgono i fatti, sia pur richiamata incisivamente più volte dal commento di sottofondo, passa in secondo piano.

 
 

Il titolo del manga originale di Riyoko Ikeda, ben si sa, è "Berusaiyu no Bara", che tradotto significa "La Rosa di Versailles" e che è la metafora con la quale si volle indicare Maria Antonietta (...); il cartone animato che ha fatto seguito al manga originale, in Giappone è stato diffuso con lo stesso identico titolo mentre in Europa, esso è stato esportato con il titolo "Lady Oscar": penso dunque che sia giusto fornire la spiegazione di questo cambiamento.

Innanzitutto preciso che il titolo con cui vengono diffusi i cartoni animati giapponesi in Europa, in genere non viene scelto nel Paese di destinazione bensì propriamente in Giappone e infatti, anche in questo caso, furono i giapponesi a decidere che il titolo europeo per questa serie dovesse essere "Lady Oscar": il motivo principale fu che già nel corso della pubblicazione del manga, il personaggio a cui i lettori si erano maggiormente appassionati, non era stato quello di Maria Antonietta ma appunto quello di Oscar {tant'è vero che già il film di Jacques Demi si era presentato come la storia delle vite di Oscar e di Andrè, senza alcuna pretesa di proporsi come una biografia della regina di Francia}.

L'anime, come il film live, fu prodotto sperando in un grande riscontro a livello commerciale e quindi i produttori dovevano catturare il più possibile l'attenzione del pubblico: si sa che il titolo di un libro, così come di un film e quindi anche di una serie, è un fattore importantissimo per la sua commercializzazione e quindi, poiché l'aspetto del personaggio di Oscar che maggiormente aveva colpito il pubblico, era quello dell'essere una donna nei panni di un maschio, si pensò di esportarne la storia puntando sull'effetto "sorpresa-curiosità" di un assunto apparentemente illogico come "LADY OSCAR", dove "Lady" sarebbe stato un appellativo squisitamente femminile, al quale avrebbe però fatto séguito un nome, Oscar, inequivocabilmente maschile!

Io personalmente ritengo che questa scelta di cambiare il titolo sia stata molto felice: non la approverei per quanto riguarda il manga, che fu ed è giusto che rimanga inteso come la biografia a fumetti (e anche ben fatta!) di Maria Antonietta... ma trovo che invece rispecchi molto bene il contenuto del cartone animato, di cui Oscar è la principale protagonista. 

C'è da notare comunque, che sebbene in Giappone il titolo della serie sia sempre rimasto uguale a quello del manga originale, tuttavia con la diffusione del cartone animato, iniziò a diffondersi anche la tendenza a tradurre il titolo BERUSAIYU NO BARA al plurale, ossia in LE ROSE DI VERSAILLES, quando ci si riferiva all'anime, invece lo si continuava a tradurre al singolare quando ci si riferiva al manga. Il cartone animato, ufficializzando in questo modo l'accostamento della figura di Oscar a quella di Maria Antonietta, la elevava anche al ruolo di protagonista della vicenda. Il cartone animato rispecchia questa pluralità alla perfezione ed ecco che deve includere ampiamente Oscar nella simbologia delle rose: infatti, nell'anime, è vero che Maria Antonietta è il primo personaggio a comparire in mezzo ad un trionfo di rose ...però è anche vero che già al quarto episodio, le rose cominciano a circondare Palazzo Jarjayes come già la reggia di Versailles... e ben presto anche Oscar ci appare, nei suoi più bei ritratti, circondata da questi fiori.

Il team di Araki evidentemente punta a diffondere una nuova interpretazione del titolo, più sensibile al piacere del pubblico nipponico; noi Occidentali, che avremmo conosciuto questo anime con il titolo "LADY OSCAR" non ci saremmo più neanche posti il problema di capire chi ne fosse la reale protagonista.

Il team di Shingo Araki si era apprestato a disegnare il cartone animato già desiderando la centralità del personaggio di Oscar: faccio notare per esempio che una componente fondamentale del processo artistico legato all'anime, ossia la progettazione della sigla iniziale (sceneggiata da Shingo Araki in persona), è interamente dedicata ad Oscar... nessun altro personaggio compare nella sigla. Inoltre, i clip della sigla seguono il testo della canzone di apertura del cartone animato, la famosissima BARA-WA UTSUKUSHIKU CHIRU ("Le Rose muoiono in bellezza"), creando una vera e propria corrispondenza bidirezionale tra il personaggio di Oscar e il simbolo della Rosa. Anche se i giapponesi non scelgono di titolare l'anime in "LADY OSCAR" in patria, tuttavia già dalla sigla capiamo che la regina MARIA ANTONIETTA è stata tagliata fuori per sempre dal ruolo di prima-protagonista.  (circa il dualismo OSCAR/ROSA e le ROSE CHE MUOIONO IN BELLEZZA e circa il significato più profondo della sigla di apertura del cartone animato, è in costruzione una nuova pagina del sito)

Ovviamente questo discorso circa la traduzione del titolo, riguarda solo il cartone animato: non giustifica la vera e propria questione interpretativa apertasi circa la reale traduzione del titolo originale, cosa di cui ho già ampiamente trattato nella pagina del manga, e che comunque non trova argomentazioni valide in quanto nella mente di Riyoko Ikeda, la vera Rosa di Versailles era solo la regina Maria Antonietta.

Con la realizzazione dell'anime, il pensiero degli appassionati di Berubara si ferma semplicemente su Oscar e Andrè come sugli unici protagonisti della storia e dopo la frase "Una Rosa è sempre una Rosa, non importa se essa sia bianca o rossa...", si pensa istintivamente che la vera Rosa di Versailles, sia Oscar François de Jarjayes.

Per conciliare il "disegno" originale di Riyoko Ikeda con la sensibilità del pubblico, dopo la frase detta da Andrè nell'episodio 28, si diffuse la consuetudine in Giappone di pensare a Maria Antonietta come alla "rosa rossa" e ad Oscar come alla ROSA BIANCA. Ben presto questa interpretazione sarebbe stata sfruttata anche da Riyoko Ikeda in persona.

 

Anime Scripts

Probabilmente non li vedrete mai in Italia ma se a qualcuno di voi dovesse capitare di vedere in giro questi libricini.... sono i copioni originali degli episodi dell'anime (anime daihon) con le voci dei protagonisti per il doppiaggio: ce n'è uno per puntata e furono distribuiti tra i doppiatori quindi ne esistono diverse copie per ciascun numero. Sono assolutamente introvabili.

 

La musica aggiunta in sottofondo a questa pagina è un sample deamplificato e modificato, tagliato dal tema dell'anime intitolato "Uruwashiki hito yo". è messo qui a pubblicità della colonna sonora originale. Ne è vietata ogni forma di riproduzione. Questo sito esiste per i collezionisti di materiale originale: non si giustifica in alcun modo la diffusione di qualsivoglia genere di materiale se non nella totale osservanza dei diritti dell'Autore legittimo.